5 “punti essenziali” per “ridare vita e spessore alla comunità parrocchiale”
SIGNORE,
DAMMI LA SERENITA’
DI ACCETTARE LE COSE
CHE NON POSSO CAMBIARE,
LA FORZA E IL CORAGGIO
DI CAMBIARE QUELLE CHE POSSO
E LA SAGGEZZA
DI DISTINGUERE LA DIFFERENZA!
1) Immaginiamo la nostra comunità parrocchiale come fosse una casa: la fotografia che possiamo mostrare descrive soprattutto gli “interni” (liturgia, attività, gruppi). Papa Francesco invece ci chiede di essere una “Chiesa in uscita”.
a) Prima di individuare eventuali passi da fare nella direzione proposta dal papa, cominciamo con il “raccontarci” la nostra personale esperienza di Chiesa.
b) Quale atteggiamento o stile assumere per essere più “inclusivi”?
2) Continuiamo ad osservare la foto della nostra “casa”: chi la abita desidera annunciare il Vangelo, cioè favorire l’incontro personale e comunitario con Gesù, il crocifisso risorto.
a) Al centro della vita della nostra comunità parrocchiale c’è la persona di Gesù?
b) Le nostre attività sono orientate a favorire questo annuncio?
c) Per riflettere su questo abbiamo a disposizione criteri “non evangelici” come, per esempio, la semplice aggregazione tra persone, e criteri “evangelici” come, per esempio, rimettere al centro i cammini di fede, essere aperti alle esperienze di vita di chi si avvicina alla nostra comunità, promuovere relazioni tra persone (al di là e prima del ruolo che rivestono).
3) In ogni casa, ogni membro della famiglia vive un “ruolo” particolare, cioè il proprio “ministero/servizio” per il bene e la crescita della famiglia stessa.
a) Proviamo a raccontarci il “ruolo/servizio/ministero” che viviamo in parrocchia?
b) Sappiamo valorizzare la “ministerialità” e i “carismi” di ciascuno, come senso di appartenenza alla comunità stessa?
4) Come in ogni famiglia, anche nella comunità parrocchiale, deve essere di casa tra i suoi membri la fatica di un dialogo “franco e sincero”.
a) Proviamo a raccontare la vita della nostra comunità dal punto di vista della “comunicazione” tra le diverse realtà che la compongono.
b) Il dialogo per essere costruttivo deve avere le caratteristiche del “coraggio” di chi parla nell’esporre il proprio pensiero e l’”umiltà” di chi ascolta. Secondo te, questo tipo di dialogo è possibile o, meglio, auspicabile, anche in parrocchia?
c) Il dialogo “franco e sincero” può provocare anche delle fratture nei rapporti: per questo è necessario lasciare sempre la porta aperta alla riconciliazione. Sono d’accordo?
5) Anche la nostra “casa”, in questo periodo di emergenza sanitaria, ha fatto l’esperienza della “chiusura” e, nello stesso tempo, di nuove opportunità di “andare verso l’altro”
a) Proviamo a narrare l’esperienza “personale” o “familiare” in questo tempo di pandemia, tenendo conto anche della nostra appartenenza a una comunità cristiana.
b) Dobbiamo saper “discernere” quei percorsi di “vita buona” che sappiano trasformare le necessarie “chiusure” (che speriamo si sciolgano definitivamente) in nuovo “slancio” verso chi ha bisogno anche solo di un sorriso.
«Nessuno dica: “Questo non si può dire; penserà di me così o così…”. Bisogna dire tutto ciò che si sente con parresia. E, al tempo stesso, si deve ascoltare con umiltà e accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli».
Papa Francesco